



BIGNÈ
2014
liberamente tratto da L’orso di Anton Čechov
drammaturgia e regia Daniele Menghini
con Giodo Agrusta, Cristina Daniele, Daniele Menghini, Ludovico Röhl
scene Manuel Menghini
luci Diego Piccioni
trucco Maria Chiara Tascini
aiuto regia Amedeo Carlo Capitanelli
foto Eleonora Proietti e Massimo Menghini
Produzione Malabranca Teatro
Spettacolo vincitore del Premio Spirito Fringe | Roma Fringe Festival 2015
"Il giorno in cui morì mio marito fu il più bello di tutta la mia vita."
Anton Čechov è un classico e i classici appartengono sempre ad un tempo che deve ancora venire. Il classico è quello che si dà una volta per tutte, che è eterno; vale per tutti gli uomini di tutti i tempi. È proprio per questo suo carattere universale che abbiamo voluto iniziare la nostra attività di ricerca teatrale partendo da uno dei suoi più famosi atti unici: L'orso.
Abbiamo cercato, nella messinscena, di percorrere tutte quelle strade che l'autore scrivendo ha tralasciato, non assecondando il testo, ma remandovi contro.
Questo lavoro non si limita a riproporre la vicenda della vedova insidiata, vicenda che lo stesso autore chiama "scherzo", ma sceglie deliberatamente di esplorarla e riadattarla attraverso un'indagine contemporanea, senza però snaturarne l'essenza.
Il vuoto da riempire è l'oggetto dello studio che abbiamo voluto affrontare, trascurando volutamente le dinamiche borghesi del dramma, per concentrarci sulla catastrofe interiore a cui i tre protagonisti sembrano essere condannati.
Un sogno buffo in cui i personaggi sono maschere e le maschere gabbie, in cui i ruoli diventano etichette e le battute epitaffi.
Una favola assurda in cui non è possibile piangere, non si può essere tristi, in cui anche l’amore sembra essere una condanna; dove persino il dolore e il lutto vengono celati grottescamente dietro l'amarezza di grandi sorrisi.
Un eccentrico spot pubblicitario a metà tra la commedia dell'arte e la tragedia greca, in cui i personaggi sono costretti a ridere e a correre per esorcizzare la propria misera condizione, vittime di un beffardo contrappasso.
È il vuoto di tre personaggi logorati da un'esistenza insipida, quello che vogliamo mettere in scena.
Tre individui che tentano affannosamente di riempire quell'incolmabile vuoto mascherando la propria disperazione, osservati dall'occhio impietoso di chi già tutto sa.
Tre bignè vuoti che s'agitano sulla scena.
Vuoti.
Senza crema.